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Una vicenda cruda, palpabile e trepidante di sentimenti inariditi, difficili da recuperare, in cui si muovono persone "normali" che portano ciascuna una croce segreta. Anche la città dove tutto accade, mai nominata ma amata profondamente (Livorno), acquisisce uno spessore tale da diventare quasi uno dei personaggi della narrazione. La storia del non detto e delle occasioni perdute, fatta di sensazioni, odori e passioni, il tutto giocato su due piani temporali, uno attuale e uno epistolare, passato. Un puro distillato di vita. Lo stile dell'autrice è inconfondibile, tiene incollati alla pagina. "Che vai pensando, si dice, che cosa cerchi, tuo padre era vecchio, tuo padre stava peggio, tuo padre è morto, punto, basta, non c'è altro, è la vita, è un dispiacere comprensibile, immaginato da tempo. No, non lo è. Palpa nella tasca il rigonfiamento delle lettere. Suo padre non è più solo il nonno che spingeva la carrozzella di Loris da scuola a casa, che leggeva il giornale sulla panchina, ora ha i polsini arrotolati sugli avambracci e una zazzera alla Modì, ora è giovane, forse ama una che non è sua madre, una donna dal volto ovale, dai capelli ondulati".